I Programmi Quadro pluriennali, attivi dal 1984, hanno rappresentato i principali strumenti di politica della ricerca scientifica europea nell’ultimo trentennio. I documenti istitutivi dei Programmi sono atti comunicativi e legislativi a un tempo: descrivono i contenuti scientifici della ricerca e istituiscono le azioni necessarie per realizzarla, in un circuito di co-produzione di scienza e società che è stato descritto da una parte degli studi sociali sulla scienza e in particolar modo nel lavoro di Sheila Jasanoff. L’analisi dei documenti, sui piani del contenuto, della struttura, della retorica e degli immaginari descritti – che ha costituito il cuore del lavoro di tesi – consente di delineare la policy della ricerca europea in alcune delle sue caratteristiche fondamentali. Il periodo storico coperto dai PQ coincide con gli anni cruciali del passaggio dall’unione economica a quella politica, durante il quale i cittadini mostrano i primi segnali di “disagio” nei confronti di alcune scelte scientifiche, specialmente nell’ambito delle biotecnologie. Dai documenti emerge un’impostazione del rapporto tra scienza e società che oscilla tra un approccio top-down, che tende a stabilire centralmente priorità e obiettivi, non ritenendo il pubblico capace di valutare con sufficiente competenza i temi scientifici, e la volontà di informare il più possibile il pubblico e di includere i cittadini europei nella definizione delle linee di politica della ricerca. Le narrazioni sul ruolo e sul significato della scienza nella società, che si possono leggere tra le righe dei documenti, contribuiscono a pre-definire gli orizzonti accettabili e le direzioni desiderabili per la ricerca, riducendo la possibilità dei cittadini di partecipare democraticamente alla determinazione della politica della scienza in Europa. Inserendosi in una tendenza comune risalente al periodo illuministico, l’Europa ha adottato in maniera crescente per la sua pratica di policy il modello science-based, che assegna alla scienza il compito di fornire le basi di informazione necessarie alle decisioni politiche. Si tratta di un paradigma che assume la possibilità di separare rigidamente fatti e valori, assegnando i primi al dominio scientifico e i secondi all’ambito politico. Tale distinzione netta non è in realtà attuabile: la descrizione scientifica può essere incompleta, o essere utilizzata in modo scorretto, o possono sussistere conflitti di interesse tra scienziati e politici. In ambito europeo sono stati elaborati diversi approcci a ciascuno di questi problemi, coesistenti nella politica europea (modelli di precauzione, framing model e modello di demarcazione, descritti da Silvio Funtowicz). L’impressione complessiva, considerando la storia dell’integrazione comunitaria, è che la propensione a basare la politica sulla conoscenza razionale risulti particolarmente funzionale, nel contesto europeo, a evitare il confronto esplicito sulle giustificazioni profonde delle politiche comunitarie, rischiando in tal modo un dibattito aperto sui temi che coinvolgono valori. Tuttavia, a seguito della formalizzazione dell’unione politica nel 1992, sta diventando particolarmente urgente affrontare un dibattito democratico sui valori fondanti dell’Europa. Nell’ottica della co-produzione di scienza e società, un confronto democratico e inclusivo sul ruolo della scienza nella società, i suoi limiti e le sue potenzialità, risulterà in una costruzione veramente condivisa di entrambe le realtà e potrà forse finalmente gettare le basi di una specifica identità europea.

Costruire l’Europa comunicando la scienza - I Programmi Quadro per la ricerca e l’integrazione europea

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2014-02-13

Abstract

I Programmi Quadro pluriennali, attivi dal 1984, hanno rappresentato i principali strumenti di politica della ricerca scientifica europea nell’ultimo trentennio. I documenti istitutivi dei Programmi sono atti comunicativi e legislativi a un tempo: descrivono i contenuti scientifici della ricerca e istituiscono le azioni necessarie per realizzarla, in un circuito di co-produzione di scienza e società che è stato descritto da una parte degli studi sociali sulla scienza e in particolar modo nel lavoro di Sheila Jasanoff. L’analisi dei documenti, sui piani del contenuto, della struttura, della retorica e degli immaginari descritti – che ha costituito il cuore del lavoro di tesi – consente di delineare la policy della ricerca europea in alcune delle sue caratteristiche fondamentali. Il periodo storico coperto dai PQ coincide con gli anni cruciali del passaggio dall’unione economica a quella politica, durante il quale i cittadini mostrano i primi segnali di “disagio” nei confronti di alcune scelte scientifiche, specialmente nell’ambito delle biotecnologie. Dai documenti emerge un’impostazione del rapporto tra scienza e società che oscilla tra un approccio top-down, che tende a stabilire centralmente priorità e obiettivi, non ritenendo il pubblico capace di valutare con sufficiente competenza i temi scientifici, e la volontà di informare il più possibile il pubblico e di includere i cittadini europei nella definizione delle linee di politica della ricerca. Le narrazioni sul ruolo e sul significato della scienza nella società, che si possono leggere tra le righe dei documenti, contribuiscono a pre-definire gli orizzonti accettabili e le direzioni desiderabili per la ricerca, riducendo la possibilità dei cittadini di partecipare democraticamente alla determinazione della politica della scienza in Europa. Inserendosi in una tendenza comune risalente al periodo illuministico, l’Europa ha adottato in maniera crescente per la sua pratica di policy il modello science-based, che assegna alla scienza il compito di fornire le basi di informazione necessarie alle decisioni politiche. Si tratta di un paradigma che assume la possibilità di separare rigidamente fatti e valori, assegnando i primi al dominio scientifico e i secondi all’ambito politico. Tale distinzione netta non è in realtà attuabile: la descrizione scientifica può essere incompleta, o essere utilizzata in modo scorretto, o possono sussistere conflitti di interesse tra scienziati e politici. In ambito europeo sono stati elaborati diversi approcci a ciascuno di questi problemi, coesistenti nella politica europea (modelli di precauzione, framing model e modello di demarcazione, descritti da Silvio Funtowicz). L’impressione complessiva, considerando la storia dell’integrazione comunitaria, è che la propensione a basare la politica sulla conoscenza razionale risulti particolarmente funzionale, nel contesto europeo, a evitare il confronto esplicito sulle giustificazioni profonde delle politiche comunitarie, rischiando in tal modo un dibattito aperto sui temi che coinvolgono valori. Tuttavia, a seguito della formalizzazione dell’unione politica nel 1992, sta diventando particolarmente urgente affrontare un dibattito democratico sui valori fondanti dell’Europa. Nell’ottica della co-produzione di scienza e società, un confronto democratico e inclusivo sul ruolo della scienza nella società, i suoi limiti e le sue potenzialità, risulterà in una costruzione veramente condivisa di entrambe le realtà e potrà forse finalmente gettare le basi di una specifica identità europea.
13-feb-2014
2012/2013
Giuffredi, Rita
Giuffredi, Rita
Tallacchini, Mariachiara
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11767/5093
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