Introduzione: È l’agosto di una calda estate del 2013, e Donato Boscia, virologo vegetale presso il Cnr di Bari, si trova a Taviano nella casa del suocero ottantaquattrenne, pochi chilometri a sud di Gallipoli, in provincia di Lecce. Il suocero, ormai anziano ma temprato da una vita di duro lavoro passata nelle campagne, gli si avvicina trepidante e angosciato perché i suoi beneamati ulivi hanno misteriosamente cominciato a seccare da alcuni mesi. Dopo un sopralluogo nei campi incriminati, Boscia decide di chiedere lumi avvalendosi della competenza del suo amico, nonché patologo vegetale e professore emerito presso l’Università di Bari, Giovanni Paolo Martelli. I sintomi del disseccamento, caratterizzati dalla bruscatura fogliare (una sorta di bruciacchiatura che si manifesta sull’apice delle foglie), non paiono nuovi a Martelli. Questi gli ricordano la “Malattia di Pierce”, una terribile calamità che affligge le viti californiane da almeno 130 anni e per la quale non è stata ancora trovata una cura. Martelli la conosce bene, durante i suoi trent’anni passati in California ha studiato questa malattia molto da vicino, e sa che se la sua intuizione fosse confermata il paesaggio pugliese, costellato di sterminate distese di monocolture di ulivi, non sarebbe stato più lo stesso. Il veglio professore, quindi, consiglia a Boscia di svolgere analisi specifiche per ricercare il patogeno che in California causa la Malattia di Pierce, il batterio Xylella fastidiosa. Boscia e collaboratori rimangono esterrefatti: Xylella fastidiosa, che fino ad allora non era mai approdata sul territorio europeo, è presente sugli ulivi malandati del suocero di Boscia. Da qui comincia la vicenda di Xylella fastidiosa in Puglia, che tra conferme, smentite, inchieste, dibattiti, processi, appelli, ricorsi, decreti, minacce, scoop, rivelazioni, complotti, diktat, proteste e deliri, è ancora oggi lungi dall’essere conclusa. Questo lavoro di tesi ha lo scopo di analizzare in che modo la vicenda Xylella è stata raccontata su quattro quotidiani presi in esame (“la Repubblica”, “Nuovo Quotidiano di Puglia”, “Il Fatto Quotidiano”, “Il Foglio”) per esplorare in quali tematiche è stata contestualizzata, quali sono i personaggi coinvolti nella narrazione della vicenda, a quali figure è stata data voce, secondo quali argomenti è stata declinata, che ruolo ha avuto la scienza, quanto e chi ne ha parlato, qual è stato l’atteggiamento dei quotidiani e quali sono le teorie pseudoscientifiche più frequentemente riscontrate. L’arco di tempo considerato per l’analisi dei quotidiani comprende circa un anno e mezzo, dal gennaio 2015 all’agosto 2016. Il 2015 è stato un anno ricco di vicissitudini: la nomina di un commissario straordinario per fronteggiare l’emergenza, i primi abbattimenti degli ulivi in seguito alle decisioni dell’Europa, il ritrovamento di nuovi focolai d’infezione, le proteste della popolazione, la svolta nell’inchiesta della magistratura che ha indagato i ricercatori tra cui Boscia, gli innumerevoli pronunciamenti dei Tar e il sequestro degli ulivi da parte della Procura di Lecce che hanno di fatto sospeso gli abbattimenti, il timore per la diffusione dell’epidemia da parte degli Stati confinanti. È stata considerata anche la prima metà del 2016 perché i risultati dell’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) pubblicati nel mese di marzo, nei quali era confermato il ruolo del batterio Xylella come causa del disseccamento degli ulivi, avrebbero dovuto mettere la parola fine alla vicenda Xylella. Il condizionale, però, è d’obbligo se nel 2019 ci sono ancora scienziati che sostengono il contrario e Senatori della Repubblica che si affidano all’esoterismo affermando che la Xylella si può debellare con «onde elettromagnetiche» e «particolari saponi». Ma il “fastidioso” batterio è ancora lì, pervicace, imperterrito continua a diffondersi, l’epidemia avanza e molto probabilmente il popolo pugliese dovrà conviverci per sempre, perché la Xylella «si nutre e si sviluppa sulla incomprensione degli uomini».

La vicenda annosa di Xylella fastidiosa: analisi del caso Xylella sui quotidiani(2019 Jun 28).

La vicenda annosa di Xylella fastidiosa: analisi del caso Xylella sui quotidiani

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2019-06-28

Abstract

Introduzione: È l’agosto di una calda estate del 2013, e Donato Boscia, virologo vegetale presso il Cnr di Bari, si trova a Taviano nella casa del suocero ottantaquattrenne, pochi chilometri a sud di Gallipoli, in provincia di Lecce. Il suocero, ormai anziano ma temprato da una vita di duro lavoro passata nelle campagne, gli si avvicina trepidante e angosciato perché i suoi beneamati ulivi hanno misteriosamente cominciato a seccare da alcuni mesi. Dopo un sopralluogo nei campi incriminati, Boscia decide di chiedere lumi avvalendosi della competenza del suo amico, nonché patologo vegetale e professore emerito presso l’Università di Bari, Giovanni Paolo Martelli. I sintomi del disseccamento, caratterizzati dalla bruscatura fogliare (una sorta di bruciacchiatura che si manifesta sull’apice delle foglie), non paiono nuovi a Martelli. Questi gli ricordano la “Malattia di Pierce”, una terribile calamità che affligge le viti californiane da almeno 130 anni e per la quale non è stata ancora trovata una cura. Martelli la conosce bene, durante i suoi trent’anni passati in California ha studiato questa malattia molto da vicino, e sa che se la sua intuizione fosse confermata il paesaggio pugliese, costellato di sterminate distese di monocolture di ulivi, non sarebbe stato più lo stesso. Il veglio professore, quindi, consiglia a Boscia di svolgere analisi specifiche per ricercare il patogeno che in California causa la Malattia di Pierce, il batterio Xylella fastidiosa. Boscia e collaboratori rimangono esterrefatti: Xylella fastidiosa, che fino ad allora non era mai approdata sul territorio europeo, è presente sugli ulivi malandati del suocero di Boscia. Da qui comincia la vicenda di Xylella fastidiosa in Puglia, che tra conferme, smentite, inchieste, dibattiti, processi, appelli, ricorsi, decreti, minacce, scoop, rivelazioni, complotti, diktat, proteste e deliri, è ancora oggi lungi dall’essere conclusa. Questo lavoro di tesi ha lo scopo di analizzare in che modo la vicenda Xylella è stata raccontata su quattro quotidiani presi in esame (“la Repubblica”, “Nuovo Quotidiano di Puglia”, “Il Fatto Quotidiano”, “Il Foglio”) per esplorare in quali tematiche è stata contestualizzata, quali sono i personaggi coinvolti nella narrazione della vicenda, a quali figure è stata data voce, secondo quali argomenti è stata declinata, che ruolo ha avuto la scienza, quanto e chi ne ha parlato, qual è stato l’atteggiamento dei quotidiani e quali sono le teorie pseudoscientifiche più frequentemente riscontrate. L’arco di tempo considerato per l’analisi dei quotidiani comprende circa un anno e mezzo, dal gennaio 2015 all’agosto 2016. Il 2015 è stato un anno ricco di vicissitudini: la nomina di un commissario straordinario per fronteggiare l’emergenza, i primi abbattimenti degli ulivi in seguito alle decisioni dell’Europa, il ritrovamento di nuovi focolai d’infezione, le proteste della popolazione, la svolta nell’inchiesta della magistratura che ha indagato i ricercatori tra cui Boscia, gli innumerevoli pronunciamenti dei Tar e il sequestro degli ulivi da parte della Procura di Lecce che hanno di fatto sospeso gli abbattimenti, il timore per la diffusione dell’epidemia da parte degli Stati confinanti. È stata considerata anche la prima metà del 2016 perché i risultati dell’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) pubblicati nel mese di marzo, nei quali era confermato il ruolo del batterio Xylella come causa del disseccamento degli ulivi, avrebbero dovuto mettere la parola fine alla vicenda Xylella. Il condizionale, però, è d’obbligo se nel 2019 ci sono ancora scienziati che sostengono il contrario e Senatori della Repubblica che si affidano all’esoterismo affermando che la Xylella si può debellare con «onde elettromagnetiche» e «particolari saponi». Ma il “fastidioso” batterio è ancora lì, pervicace, imperterrito continua a diffondersi, l’epidemia avanza e molto probabilmente il popolo pugliese dovrà conviverci per sempre, perché la Xylella «si nutre e si sviluppa sulla incomprensione degli uomini».
28-giu-2019
2018/2019
De Filippis, Riccardo
Bellone, Michele
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11767/95985
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