Questo lavoro di ricerca mira a costruire e presentare un’analisi della percezione che i giornalisti hanno del loro ruolo, dell’identità, dell’etica e delle pratiche giornalistiche in riferimento all’esperienza maturata durante la pandemia da SARS-CoV-2. La ricerca si basa sulla raccolta di interviste in profondità a giornalisti scientifici e generalisti e sull’analisi del confronto tra le due specializzazioni professionali, per far emergere le similitudini e le differenze dell’approccio al giornalismo. Analizzando la letteratura esistente1 sul giornalismo in pandemia, si è notata, infatti, la mancanza del punto di vista dei diretti interessati: questa indagine vuole aggiungere alle conoscenze e alle ricerche già prodotte il racconto dei giornalisti stessi, che in prima persona si sono misurati con il complesso compito di trattare una pandemia in corso e con i vari livelli della costruzione delle notizie. Il periodo pandemico ha sicuramente interessato la produzione giornalistica, che ha dovuto confrontarsi lungamente con un tema molto complesso e “in divenire”, assumendo un ruolo di primaria importanza. L’esperienza di Covid19 (ancora in corso al momento della stesura della tesi) e del periodo di emergenza vissuto sono stati momenti singolari per la ricerca, la politica, le istituzioni e il giornalismo2 , e rimarrà nella memoria come un evento di portata storica che ha rimesso in discussione non solo i rapporti tra scienza e società, ma anche tra informazione e società3 . All’interno di questo contesto si inserisce anche il giornalismo, con le grandi potenzialità e le debolezze che lo hanno interessato e che hanno reso evidenti anche i limiti del sistema di produzione dell’informazione, in particolare del giornalismo scientifico. Il primo capitolo della tesi si focalizza sul tracciare un disegno generale del giornalismo in Italia, considerando innanzitutto la prospettiva storica e sociale dell’evoluzione del giornalismo e, successivamente, cerca di analizzare più in dettaglio il panorama del giornalismo scientifico italiano. L’intero ecosistema della comunicazione pubblica della scienza, negli anni, si è fatto sempre più complesso e poroso4 , allontanandosi dalla teoria del modello del deficit e avvicinandosi maggiormente ad uno stile più partecipativo e dialogico. La disintermediazione5 sempre crescente nel panorama della comunicazione e la pluralizzazione6 delle figure professionali all’interno dell’ecosistema mediatico della scienza ha reso sempre più difficile la distinzione netta e assoluta del giornalista all’interno del panorama mediatico, mettendo in discussione ruoli e identità del professionista. Il secondo capitolo descrive la metodologia della ricerca, particolarmente importante per poter tracciare un disegno di ricerca efficace e monitorabile. Il focus della ricerca sono senza dubbio le interviste in profondità che hanno permesso di raccogliere in modo approfondito i punti di vista dei professionisti dell’informazione: giornalisti scientifici e generalisti che durante l’anno 2020 hanno avuto modo di confrontarsi con le notizie e il racconto della pandemia da Covid19. Il terzo capitolo restituisce invece l’analisi e l’interpretazione dei risultati ottenuti con le interviste: la rilettura approfondita e la contestualizzazione tematica delle interviste ha permesso di costruire quello che potrebbe sembrare un identikit del giornalista alle prese con la narrazione pandemica, ma che invece si articola in considerazioni più generali del ruolo del giornalismo e del confronto tra valori, funzioni e pratiche specifiche. Entrare in contatto con la parte produttiva dell’informazione ha permesso di analizzare un altro lato della produzione giornalistica, in questo caso non fatto di numeri analizzati dall’esterno, ma di parole e percezioni provenienti dalla bolla interna al giornalismo stesso, che viene performato quotidianamente da coloro che fanno informazione. Ne emerge un disegno complesso e articolato del giornalismo, che deve spesso districarsi tra i ruoli di informatore pubblico, di “cane da guardia” del potere, e l’essere esso stesso un portatore di interessi, che non sempre sono coerenti con il rispetto dell’interesse pubblico. Il Covid19 ha enfatizzato questa percezione e ha prodotto dei cambiamenti nella percezione del giornalismo presso i professionisti, che hanno colto l’esperienza della pandemia per riflettere sulla loro professione.

GIORNALISTI AL TEMPO DELLA PANDEMIA. L’autopercezione, i valori, i ruoli e le pratiche dei professionisti del giornalismo scientifico durante il Covid19(2022 Feb 24).

GIORNALISTI AL TEMPO DELLA PANDEMIA. L’autopercezione, i valori, i ruoli e le pratiche dei professionisti del giornalismo scientifico durante il Covid19

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2022-02-24

Abstract

Questo lavoro di ricerca mira a costruire e presentare un’analisi della percezione che i giornalisti hanno del loro ruolo, dell’identità, dell’etica e delle pratiche giornalistiche in riferimento all’esperienza maturata durante la pandemia da SARS-CoV-2. La ricerca si basa sulla raccolta di interviste in profondità a giornalisti scientifici e generalisti e sull’analisi del confronto tra le due specializzazioni professionali, per far emergere le similitudini e le differenze dell’approccio al giornalismo. Analizzando la letteratura esistente1 sul giornalismo in pandemia, si è notata, infatti, la mancanza del punto di vista dei diretti interessati: questa indagine vuole aggiungere alle conoscenze e alle ricerche già prodotte il racconto dei giornalisti stessi, che in prima persona si sono misurati con il complesso compito di trattare una pandemia in corso e con i vari livelli della costruzione delle notizie. Il periodo pandemico ha sicuramente interessato la produzione giornalistica, che ha dovuto confrontarsi lungamente con un tema molto complesso e “in divenire”, assumendo un ruolo di primaria importanza. L’esperienza di Covid19 (ancora in corso al momento della stesura della tesi) e del periodo di emergenza vissuto sono stati momenti singolari per la ricerca, la politica, le istituzioni e il giornalismo2 , e rimarrà nella memoria come un evento di portata storica che ha rimesso in discussione non solo i rapporti tra scienza e società, ma anche tra informazione e società3 . All’interno di questo contesto si inserisce anche il giornalismo, con le grandi potenzialità e le debolezze che lo hanno interessato e che hanno reso evidenti anche i limiti del sistema di produzione dell’informazione, in particolare del giornalismo scientifico. Il primo capitolo della tesi si focalizza sul tracciare un disegno generale del giornalismo in Italia, considerando innanzitutto la prospettiva storica e sociale dell’evoluzione del giornalismo e, successivamente, cerca di analizzare più in dettaglio il panorama del giornalismo scientifico italiano. L’intero ecosistema della comunicazione pubblica della scienza, negli anni, si è fatto sempre più complesso e poroso4 , allontanandosi dalla teoria del modello del deficit e avvicinandosi maggiormente ad uno stile più partecipativo e dialogico. La disintermediazione5 sempre crescente nel panorama della comunicazione e la pluralizzazione6 delle figure professionali all’interno dell’ecosistema mediatico della scienza ha reso sempre più difficile la distinzione netta e assoluta del giornalista all’interno del panorama mediatico, mettendo in discussione ruoli e identità del professionista. Il secondo capitolo descrive la metodologia della ricerca, particolarmente importante per poter tracciare un disegno di ricerca efficace e monitorabile. Il focus della ricerca sono senza dubbio le interviste in profondità che hanno permesso di raccogliere in modo approfondito i punti di vista dei professionisti dell’informazione: giornalisti scientifici e generalisti che durante l’anno 2020 hanno avuto modo di confrontarsi con le notizie e il racconto della pandemia da Covid19. Il terzo capitolo restituisce invece l’analisi e l’interpretazione dei risultati ottenuti con le interviste: la rilettura approfondita e la contestualizzazione tematica delle interviste ha permesso di costruire quello che potrebbe sembrare un identikit del giornalista alle prese con la narrazione pandemica, ma che invece si articola in considerazioni più generali del ruolo del giornalismo e del confronto tra valori, funzioni e pratiche specifiche. Entrare in contatto con la parte produttiva dell’informazione ha permesso di analizzare un altro lato della produzione giornalistica, in questo caso non fatto di numeri analizzati dall’esterno, ma di parole e percezioni provenienti dalla bolla interna al giornalismo stesso, che viene performato quotidianamente da coloro che fanno informazione. Ne emerge un disegno complesso e articolato del giornalismo, che deve spesso districarsi tra i ruoli di informatore pubblico, di “cane da guardia” del potere, e l’essere esso stesso un portatore di interessi, che non sempre sono coerenti con il rispetto dell’interesse pubblico. Il Covid19 ha enfatizzato questa percezione e ha prodotto dei cambiamenti nella percezione del giornalismo presso i professionisti, che hanno colto l’esperienza della pandemia per riflettere sulla loro professione.
24-feb-2022
2020/2021
Marzaro, Jessica
Rubin, Andrea
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11767/126846
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