Il longform tratta il tema dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) e come questi vengono comunicati in Italia. Si tratta di malattie mentali che sono state definite una vera e propria “epidemia sociale”, poiché colpiscono almeno 3 milioni di italiani, e il numero dei casi è aumentato del 30% durante la pandemia Covid-19. Il fenomeno è quindi altamente allarmante e in rapida diffusione, in particolare tra i giovani tra i 12 e i 25 anni. Ciò è in contrasto con la diffusa inconsapevolezza che permane nel nostro paese riguardo il rischio di ammalarsi di queste patologie. Inoltre, nella popolazione è diffusa un’idea sbagliata sulla natura di queste malattie. Da uno studio di Nutrimente Onlus è emerso che 7 italiani su 10 hanno non sanno che cosa sono i DCA e come affrontarli. Chi ne ha sentito parlare, ha perlopiù un’idea vaga e stereotipizzata del malato di anoressia o bulimia, le due forme più visibili e note, mentre le altre categorie di DCA sono per la maggior parte sconosciute. Ci sono ancora molti “miti” da sfatare, dovuti a una scorretta narrazione di queste malattie. Questa generale ignoranza si traduce in un’incapacità di riconoscere e diagnosticare queste malattie, con conseguente ritardo nell’inizio delle cure, spesso quando ormai gli effetti sul fisico e sulla psiche sono molto gravi, ma anche terapie inappropriate e supporto inadeguato a chi soffre. In aggiunta, c’è anche poca conoscenza su come individuare i centri di cura più adatti, a causa della tendenza alla banalizzazione dei comportamenti sintomo di DCA e a non considerare i disturbi come vere e proprie malattie mentali bisognose di cure specializzate. I disordini alimentari sono sindromi “culture bounded”, ovvero legate al contesto socio-culturale. Pertanto, è fondamentale comprendere il ruolo dei mass media e dei nuovi linguaggi con cui essi vengono comunicati, per capire la loro influenza e il loro ruolo. Nel longform quindi si parte dal complesso contesto che riguarda i DCA per riflettere su una prima serie di domande: che cosa sa l’italiano medio sui DCA? La popolazione è correttamente informata su queste malattie? Come si parla di DCA nei mezzi di comunicazione nel nostro paese? Secondo alcuni esperti, uno dei motivi per cui ancora così tante persone soffrono di disordini alimentari è perché non se ne parla ancora abbastanza. Tuttavia, se fino agli anni ‘90 nessuno nominava questi disturbi in Italia, nel giro di vent’anni il materiale comunicativo prodotto su questo tema ha raggiunto livelli quantitativi notevoli, tanto che è stato definito addirittura un “bombardamento mediatico”. A livello di ricerca scientifica e terapeutica sono stati fatti significativi passi avanti. Inoltre, si sono moltiplicate le associazioni di familiari che si impegnano a fare sensibilizzazione sul tema, sono state organizzate campagne di comunicazione, avviati progetti per mappare i centri specializzati e facilitare il contatto tra questi e la popolazione. Ciononostante, i dati sull’incidenza continuano ad aumentare, mentre allo stesso tempo il livello di conoscenza delle persone rimane mediamente basso e superficiale. E’ evidente che, se da un lato a livello professionale nei settori della ricerca e della terapia le conoscenze sono relativamente approfondite, dall’altro l’italiano medio rimane poco o scorrettamente informato in merito a queste malattie. Una comunicazione e divulgazione sui DCA poco efficiente e appropriata potrebbe essere uno dei motivi di questo gap. Tra i mezzi di diffusione delle informazioni, internet ha chiaramente un ruolo primario, essendo un mezzo altamente fruibile e accessibile a tutti i livelli della società. All’interno del mondo del web, i social media rappresentano un importante fattore coinvolto nel problema dei disturbi alimentari. Da un lato, infatti, è stato osservato che l’uso prolungato di piattaforme come Instagram, Facebook e TikTok costituisce un fattore di rischio per i DCA, a causa dell’esposizione a messaggi inneggianti la magrezza e al giudizio altrui. Dall’altro lato, tuttavia, questi social possono aiutare chi è ammalato a trovare supporto grazie a gruppi e profili che promuovono la recovery e spingono per abbattere gli stereotipi sui DCA. Il loro ruolo comunicativo è quindi ambivalente e di interesse centrale in quanto strumento di comunicazione e condivisione più utilizzato dai giovani, la fascia più colpita dai disordini alimentari. Nel longform si riflette quindi sulla possibilità di utilizzare questi potenti mezzi di comunicazione per promuovere comportamenti positivi che aiutino a contrastare i DCA, fornire supporto a chi è malato ma non riesce ad arrivare alle terapie, colmare le carenze conoscitive nella popolazione generale e potenzialmente diventare anche uno strumento di prevenzione.

Pe(n)sa il DCA. Cosa sanno gli italiani sui Disturbi del Comportamento Alimentare (by Stefanini Camilla)(2023 Feb 22).

Pe(n)sa il DCA. Cosa sanno gli italiani sui Disturbi del Comportamento Alimentare (by Stefanini Camilla)

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2023-02-22

Abstract

Il longform tratta il tema dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) e come questi vengono comunicati in Italia. Si tratta di malattie mentali che sono state definite una vera e propria “epidemia sociale”, poiché colpiscono almeno 3 milioni di italiani, e il numero dei casi è aumentato del 30% durante la pandemia Covid-19. Il fenomeno è quindi altamente allarmante e in rapida diffusione, in particolare tra i giovani tra i 12 e i 25 anni. Ciò è in contrasto con la diffusa inconsapevolezza che permane nel nostro paese riguardo il rischio di ammalarsi di queste patologie. Inoltre, nella popolazione è diffusa un’idea sbagliata sulla natura di queste malattie. Da uno studio di Nutrimente Onlus è emerso che 7 italiani su 10 hanno non sanno che cosa sono i DCA e come affrontarli. Chi ne ha sentito parlare, ha perlopiù un’idea vaga e stereotipizzata del malato di anoressia o bulimia, le due forme più visibili e note, mentre le altre categorie di DCA sono per la maggior parte sconosciute. Ci sono ancora molti “miti” da sfatare, dovuti a una scorretta narrazione di queste malattie. Questa generale ignoranza si traduce in un’incapacità di riconoscere e diagnosticare queste malattie, con conseguente ritardo nell’inizio delle cure, spesso quando ormai gli effetti sul fisico e sulla psiche sono molto gravi, ma anche terapie inappropriate e supporto inadeguato a chi soffre. In aggiunta, c’è anche poca conoscenza su come individuare i centri di cura più adatti, a causa della tendenza alla banalizzazione dei comportamenti sintomo di DCA e a non considerare i disturbi come vere e proprie malattie mentali bisognose di cure specializzate. I disordini alimentari sono sindromi “culture bounded”, ovvero legate al contesto socio-culturale. Pertanto, è fondamentale comprendere il ruolo dei mass media e dei nuovi linguaggi con cui essi vengono comunicati, per capire la loro influenza e il loro ruolo. Nel longform quindi si parte dal complesso contesto che riguarda i DCA per riflettere su una prima serie di domande: che cosa sa l’italiano medio sui DCA? La popolazione è correttamente informata su queste malattie? Come si parla di DCA nei mezzi di comunicazione nel nostro paese? Secondo alcuni esperti, uno dei motivi per cui ancora così tante persone soffrono di disordini alimentari è perché non se ne parla ancora abbastanza. Tuttavia, se fino agli anni ‘90 nessuno nominava questi disturbi in Italia, nel giro di vent’anni il materiale comunicativo prodotto su questo tema ha raggiunto livelli quantitativi notevoli, tanto che è stato definito addirittura un “bombardamento mediatico”. A livello di ricerca scientifica e terapeutica sono stati fatti significativi passi avanti. Inoltre, si sono moltiplicate le associazioni di familiari che si impegnano a fare sensibilizzazione sul tema, sono state organizzate campagne di comunicazione, avviati progetti per mappare i centri specializzati e facilitare il contatto tra questi e la popolazione. Ciononostante, i dati sull’incidenza continuano ad aumentare, mentre allo stesso tempo il livello di conoscenza delle persone rimane mediamente basso e superficiale. E’ evidente che, se da un lato a livello professionale nei settori della ricerca e della terapia le conoscenze sono relativamente approfondite, dall’altro l’italiano medio rimane poco o scorrettamente informato in merito a queste malattie. Una comunicazione e divulgazione sui DCA poco efficiente e appropriata potrebbe essere uno dei motivi di questo gap. Tra i mezzi di diffusione delle informazioni, internet ha chiaramente un ruolo primario, essendo un mezzo altamente fruibile e accessibile a tutti i livelli della società. All’interno del mondo del web, i social media rappresentano un importante fattore coinvolto nel problema dei disturbi alimentari. Da un lato, infatti, è stato osservato che l’uso prolungato di piattaforme come Instagram, Facebook e TikTok costituisce un fattore di rischio per i DCA, a causa dell’esposizione a messaggi inneggianti la magrezza e al giudizio altrui. Dall’altro lato, tuttavia, questi social possono aiutare chi è ammalato a trovare supporto grazie a gruppi e profili che promuovono la recovery e spingono per abbattere gli stereotipi sui DCA. Il loro ruolo comunicativo è quindi ambivalente e di interesse centrale in quanto strumento di comunicazione e condivisione più utilizzato dai giovani, la fascia più colpita dai disordini alimentari. Nel longform si riflette quindi sulla possibilità di utilizzare questi potenti mezzi di comunicazione per promuovere comportamenti positivi che aiutino a contrastare i DCA, fornire supporto a chi è malato ma non riesce ad arrivare alle terapie, colmare le carenze conoscitive nella popolazione generale e potenzialmente diventare anche uno strumento di prevenzione.
22-feb-2023
2021/2022
Civalleri, Luigi Matteo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11767/131261
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