Il nostro mondo è saturo di immagini. Televisione, pubblicità, riviste e giornali mettono davanti ai nostri occhi una serie quasi ininterrotta di fotografie e disegni – ma anche animazioni – che ormai sembrano essere diventate una “colonna sonora” della nostra vita. È la cosiddetta “società dell’immagine”, in cui la componente visuale ha un valore fondamentale. Nelle riviste, soprattutto scientifiche, è ormai raro trovare articoli che non siano illustrati da grafici, fotografie, disegni o infografiche: allo stesso modo, sfogliando un manuale scolastico, si rimane colpiti da quanto sia preponderante l’aspetto visuale, che spesso – anche se non in tutti i casi e con le dovute distinzioni a seconda del target per cui il libro è pensato – fa addirittura passare in secondo piano il testo. Aprendo un testo di Biologia, in particolare, si nota subito come si faccia un enorme affidamento sulla parte iconografica, sia per vivacizzare il volume sia per veicolare tramite le immagini un maggior numero di contenuti, in modo più chiaro. Ma esistono delle regole, nella scelta di questo apparato iconografico? Ci sono immagini giuste e sbagliate, o la sola presenza di una fotografia basta ad aiutare gli studenti e a migliorarne le possibilità di apprendimento? E nei libri pubblicati in Italia queste regole, se esistono, vengono seguite dalle case editrici? A queste domande vuole rispondere questo lavoro, che si ripropone di analizzare il mondo dell’iconografia didattica in ambito scientifico. Iniziando, nei primi capitoli, dalle teorie sull’apprendimento, si prenderà poi in esame i tre testi più venduti per l’insegnamento della Biologia negli istituti tecnici e professionali, cercando di individuare linee comuni e divergenti nell’utilizzo dell’iconografia didattica, per provare a capire se, davvero, una immagine vale più di mille parole.

Guarda e impara: le illustrazioni nei libri scolastici di Biologia

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2016-02-11

Abstract

Il nostro mondo è saturo di immagini. Televisione, pubblicità, riviste e giornali mettono davanti ai nostri occhi una serie quasi ininterrotta di fotografie e disegni – ma anche animazioni – che ormai sembrano essere diventate una “colonna sonora” della nostra vita. È la cosiddetta “società dell’immagine”, in cui la componente visuale ha un valore fondamentale. Nelle riviste, soprattutto scientifiche, è ormai raro trovare articoli che non siano illustrati da grafici, fotografie, disegni o infografiche: allo stesso modo, sfogliando un manuale scolastico, si rimane colpiti da quanto sia preponderante l’aspetto visuale, che spesso – anche se non in tutti i casi e con le dovute distinzioni a seconda del target per cui il libro è pensato – fa addirittura passare in secondo piano il testo. Aprendo un testo di Biologia, in particolare, si nota subito come si faccia un enorme affidamento sulla parte iconografica, sia per vivacizzare il volume sia per veicolare tramite le immagini un maggior numero di contenuti, in modo più chiaro. Ma esistono delle regole, nella scelta di questo apparato iconografico? Ci sono immagini giuste e sbagliate, o la sola presenza di una fotografia basta ad aiutare gli studenti e a migliorarne le possibilità di apprendimento? E nei libri pubblicati in Italia queste regole, se esistono, vengono seguite dalle case editrici? A queste domande vuole rispondere questo lavoro, che si ripropone di analizzare il mondo dell’iconografia didattica in ambito scientifico. Iniziando, nei primi capitoli, dalle teorie sull’apprendimento, si prenderà poi in esame i tre testi più venduti per l’insegnamento della Biologia negli istituti tecnici e professionali, cercando di individuare linee comuni e divergenti nell’utilizzo dell’iconografia didattica, per provare a capire se, davvero, una immagine vale più di mille parole.
11-feb-2016
2015/2016
Madussi, Sara
de Acetis, Marika
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11767/5122
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